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Milano Repubblica

Bionda, sorridente, socievole, vocalmente sublime. Diana Damrau ravviva la ripresa autunnale scaligera su due progetti molto diversi. Il primo è stasera con uno squarcio nell’immaginario poetico tedesco di Eichendorff e Hesse, decantato nel languore espressivo dei Vier letzte Lieder di Strauss insieme alla Bayerisches Staatsorchester diretta da Kyrill Petrenko (direttore dal 2018 dei Berliner Philarmoniker, per la prima volta in Scala). L’altro dal 26 ottobre sarà il ritorno con una nuova produzione delle Nozze di Figaro di Mozart con l’emergente e 31enne regista Frederic Wake-Walker nel ruolo della Contessa e non di Susanna.

Gli “Ultimi quattro Lieder” sono sempre stati appannaggio di somme interpreti. Come li sente?
“Sono brani davvero speciali, visto che il vecchio Strauss li scrisse come poetico addìo alla vita, l’anno prima della sua morte. Sono pagine languide, un viaggio spirituale nella natura. Hanno uno stile molto confortevole ma, al tempo stesso non sono arie vere e proprie, in cui la voce primeggia. Il canto è parte dell’orchestra e in certi punti si avverte come gli strumenti creano un vero e proprio prolungamento della voce. È tutto intessuto in un sogno meraviglioso che porta l’ascoltatore in un’altra dimensione”.

Tra qualche settimana iniziate le prove di “Nozze di Figaro”.
“Già. Bell’occasione per rileggere quest’opera da due punti di vista: prima l’incantevole cameriera Susanna che con il suo legame con Figaro incarna un amore appena sbocciato, adesso l’aristocratica Contessa, la cui passione con il Conte si è logorata negli anni. Vocalmente parlando è un ruolo che anticipa un po’ la Rosina del Barbiere di Siviglia: donna combattiva, che si batte per non perdere il suo amore”.

La Scala rappresenta sempre un’occasione speciale, anche per chi è all’apice della carriera?
“Certo, io ho fatto produzioni importanti come L’Europa riconosciuta con Muti e la più recente Traviata con Daniele Gatti. E sicuramente ci saranno altre occasioni, ne stiamo discutendo”.

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